Sound! – inserto de Il Gazzettino – 08 gennaio 2003
MATILDA, SUONA IL CERVELLO
Dodici tracce ad alta tecnologia per un post rock introspettivo e ricercato

PORDENONE. Matilda è il nome della piccola protagonista di Lèon, la celebre pellicola di Luc Besson divenuta un cult e interpretata dalla straordinaria Natalie Portman, che con la sua ingenua baldanza, lo sguardo sprezzante e indifeso scompagina la cifra esistenziale del killer solitario dal look clochard (Jean Reno). E, come nella storia del film la vita di Lèon viene stravolta da un'emozione profonda e pervasiva, così la musica di un duo pordenonese, che al personaggio di Matilda si ispira nel nome, Alessio Andrian e Stefano Corazza, ingegneri di 27 e 28 anni, vuole sorprendere lo spirito con umori contrastanti, mutare lo stata d'animo dell'ascoltatore, proiettandolo in dimensioni lontane e meno rassicuranti dei soliti clichè. Il registro stilistico utilizzato dai MATILDA è un post rock riflessivo, introspettivo e ricercato, a tratti etereo e fluttuante, ricco di sfumature percepibili dopo diversi ascolti.

Il duo ha da poco pubblicato il debut album Algae (reperibile nei negozi pordenonesi Quiet Zone, Plastic e Freesby o attraverso il sito www.matilda punto.it) prodotto dall'etichetta Memorywaves, anche questa tutta nuova e nata «dall'esigenza di far uscire il disco» raccontano gli stessi musicisti, in procinto di partecipare alle selezioni locali di Arezzo Wave con una band al completo ancora tutta da definire. Algae è stato totalmente registrato da Andrian (voce, testi e drum machine) e Corazza (chitarre, basso, contrabbasso, tastiere, violino, drum machine e campionatore) che sono anche autori del progetto grafico del disco, insomma del prodotto finito dalla A alla Z.«Il nostro modo di procedere è decisamente anomalo. Nel mio studio di Padova spiega Stefano ho elaborato le tracce iniziali dei brani. Uno studio che fisicamente non esiste, è trasportabile e potrebbe essere contenuto in una...monovolume. Si compone di pianoforte digitale, 2 computer, effetteria assortita (analogica e digitale), 4 chitarre, contrabbasso elettrificato e strumenti vari». Prodigi della moderna tecnologia, viene spontaneo osservare, impensabili solo dieci anni fa.

E prosegue: «Successivamente ho passato le mie idee ad Alessio che le ha fuse con le sue e aggiunto i testi. Alcuni brani sono rimasti strumentali. Il nostro è un work in progress che è facile da iniziare e difficile da concludere. Per fare le 12 canzoni del disco ci abbiamo impiegato oltre due mesi e mezzo, ma abbiamo materiale per un doppio cd. Lavorare in due è un'esperienza diversa per esempio dalla big band, dove ciascuno ha una sua parte determinata. Noi operiamo sul singolo suono, sulla singola nota, inseguendo le emozioni, rimettendoci ogni volta in gioco, in una ricerca che potenzialmente non ha fine».

Lo stesso vale per i testi «parte dei quali spiega Alessio - erano pre-esistenti al progetto, altri sono nati in corso d'opera. Tutti, comunque, fotografano il mio io in rapporto al resto del mondo». Infine, una curiosità: la decima traccia del ciddì, eeg, è la trasposizione in file sonoro del suono del cervello, cioè il segnale dell'elettroencefalogramma tradotto in...musica.

Lisa Rizzo