musicologi – maggio 2003
MATILDA – Algae – Autoproduzione – 2003

Gira colpevolmente in ritardo nel mio lettore questo cidì dei Matilda; tanto in ritardo che mi giunge voce (seicento chilometri di distanza mi suggeriscono di conservare il beneficio del dubbio) che la formazione abbia subito alcuni stravolgimenti. E considerando che i Matilda sono due non è poco; vi basti dunque sapere che alla creazione del disco hanno contribuito i signori Alessio Andrian e Stefano Corazza, coraggiosi e già da stimare.
Un primo punto a loro favore è l’utilizzo del metodo Dischord (etichetta punk-new wave americana): un bel “Euro 10” stampato in basso a destra e non si scappa. Poi la grafica è molto carina, cool e personale. Già un Bravi ve lo meritate.
A mettere su il disco però si trova altro rispetto a quello che ci si aspetterebbe, e non è affatto un male: temevo il consueto (pesantissimo) gruppo post rock arrotolato su se stesso, autocompiacente e autolesionista, tutt’uno col kraut più sperimentale e soporifero – condito come si deve di algida ed inutile elettronica. Invece, udite udite, c’è del buon rock; di quello indie o poco meno (volete i nomi? Non varrebbe la pena, ma qua e là ci sono gli estivo-appiccicosi Yo la Tengo; nella mia malattia ci sento persino gli Eels prima del collasso, e comunque gli onnipresenti Afterhours), e di quello “da classifica ma alternativo” (soliti noti, tipo Radiohead o Smashing Pumpkins, tiepide spruzzatine U2, chitarroni mononota alla Placebo e via così). Di positivo hanno qualcosa che manca a molti ri-Afterhours e ri-Marlene nostrani: i Matilda hanno un progetto, ed è un altro gran bel punto a loro favore. Algae sembra uno di quei dischi di trentacinque anni fa (fatevi i conti per risalire alla data) che ad ascoltarli ti viene in mente qualcosa del tipo “fanno di tutto ma lo timbrano con il loro stile”: c’è anche pop del 2000 (bella Disarmonia), strumentali in libera uscita (Lullaby, un po’ monotona ma di effetto), rocchettone al limite del grunge (Assente funziona benino). Tutto però “suona Matilda”: una cura sulle timbriche e sugli arrangiamenti mai banale alza di un gradino il loro disco sul livello medio regionale.
Diamo però a Cesare eccetera eccetera: un rovescio della medaglia c’è, e purtroppo è pesantuccio. Ragazzi, sarebbe un’ottima idea cercare un cantante come si deve: lo dico nel vostro interesse, avete in mano materiale che scotta e va valorizzato, ma così non c’è niente da fare. Non è che perché Lou Reed bofonchiava invece di cantare o David Byrne non arrivava agli iaiaiaiaiaiauuu in Psycho Killer, od oggi Jeff Tweedy degli Wilco arranca ai limiti del consentito, che ci si possono permettere stonature imbarazzanti. Ognuno di questi personaggi aveva o ha alle spalle degli ometti che sarebbero in grado di camuffare anche una mia performance alla batteria in un mare di strabilianti evoluzioni sonore. Il mio consiglio ve lo farei dire da De Niro al termine di un suo noto film: “faccia qualcosa, faccia qualcosa, FACCIA QUALCOSA!!”.
Mi sento un po’papà, ma mi raccomando…
Daniele